IL FURTO

di Maurizio J Bruno


I tergicristalli si muovevano ritmicamente senza riuscire ad avere la meglio sullā€™acqua che sferzava violentemente il parabrezza. Il suono della pioggia e quello del motore non riuscivano dā€™altra parte a vincere il silenzio e lā€™atmosfera tesa allā€™interno dellā€™auto. 

ā€œ...E chissĆ  quanti danni avranno fatto allā€™arredamento!ā€ esplose improvvisamente Angela. ā€œSono certa che avranno sbattuto i cassetti per terra e magari hanno anche squarciato i materassi per vedere se cā€™avevamo nascosto dentro qualcosa!ā€

Enzo non rispose, e scalĆ² una marcia per affrontare in sicurezza una delle ultime curve dellā€™autostrada che li stava riportando a casa.

Erano stati svegliati alle sei e trenta quella mattina. 

Lo squillo del cellulare li aveva fatti sobbalzare mentre erano immersi nel sonno piĆ¹ profondo. La settimana precedente era stata davvero dura, e lā€™idea di un tranquillo week-end in un agriturismo era sembrata ad entrambi la migliore strategia per riacquistare le forze e prepararsi ad unā€™altra settimana di lavoro, che si annunciava altrettanto pesante.

Quella domenica mattina Angela aveva risposto al secondo squillo, e in un primo momento, quasi non era riuscita a capire il senso delle parole di Sandro, allā€™altro capo del filo, e forse del mondo. Probabilmente la parte piĆ¹ razionale del suo cervello aveva giĆ  capito tutto, ma quella piĆ¹ passionale si permetteva ancora di sperare che quella telefonata del vicino avesse il solo scopo di avvertirla che avevano lasciato aperto un rubinetto dellā€™acqua o accesa una luce. Come se fosse normale chiamare alle sei e trenta del mattino per una comunicazione del genere! Alla fine, perĆ², anche la parte piĆ¹ ottimista del suo cervello si era dovuta arrendere allā€™idea che qualcuno fosse entrato a rubare in casa loro.

Mezzā€™ora dopo, la ghiaia del selciato scricchiolava sotto le ruote dellā€™auto mentre Enzo parcheggiava nel cortile di casa loro senza che nessuno dei due avesse pronunciato unā€™altra parola per tutto il tempo. Era appena spiovuto e, anche se il terreno era ancora pieno di pozzanghere, un timido sole era spuntato tra le nuvole e li accompagnava mentre entravano dal portoncino della palazzina.

Quando giunsero al primo piano, dove abitavano, quasi contemporaneamente le porte degli altri due appartamenti piano si aprirono e i loro vicini di sempre li accolsero con uno sguardo misto di preoccupazione e compassione. Era riduttivo chiamarli vicini: erano i loro amici. Forse le persone piĆ¹ importanti per Enzo e Angela che vivevano da soli in quella cittĆ , lontano dai parenti e dai vecchi amici dā€™infanzia. CiĆ² nonostante, Enzo fu un poā€™ seccato da quegli sguardi mesti: dopotutto non era morto nessuno! 

Mentre le due amiche si avvicinavano ad Angela e cominciavano a parlarle, Enzo fece scattare la serratura del loro appartamento ed entrĆ². Dapprima gli sembrĆ² tutto in ordine. O meglio, tutto nel solito disordine che ben conosceva e al quale era abituato. Possibile che Sandro e i Carabinieri una volta entrati in casa avessero scambiato quella situazione per il risultato dellā€™azione di malviventi? Sarebbe stato divertente, se fosse stato proprio cosƬ! LasciĆ² correre un poā€™ lo sguardo in giro, e poi entrĆ² nellā€™ultima stanza, la loro camera da letto. E fu allora che anche quellā€™ultima, stupida speranza sparƬ di fronte allā€™evidenza del furto. Sul loro grande letto, decine di scatole vuote di varia dimensione e colore facevano mostra di sĆ©, per la prima volta senza che la loro funzionale bellezza fosse offuscata da quella molto piĆ¹ appariscente dei gioielli che contenevano. Angela lo raggiunse alle spalle e gli strinse la mano in silenzio, come se fossero a un funerale. 

Per il resto la stanza e lā€™intero appartamento erano abbastanza in ordine. Non cā€™erano nĆ© cassetti rotti, nĆ© materassi squartati. Solo qualche lieve scalfittura alla finestra dalla quale i ladri erano entrati. Il vocƬo delle vicine li accompagnava con commenti senza grande importanza sul come e sul quando i ladri fossero entrati in casa. Enzo pensava soltanto che tra la denuncia da fare ai Carabinieri e le operazioni per rimettere tutto a posto, quella domenica sarebbe passata molto meno tranquilla e riposante di quanto se la fossero immaginata lui ed Angela. 

E in effetti gli ci volle tutta la mattina per denunciare il furto e poi lui e sua moglie impiegarono lā€™intero pomeriggio per rimettere a posto la stanza e lavare tutta la biancheria dei cassetti nei quali gli ignoti visitatori avevano messo le loro mani bramose. Quando Enzo ed Angela si misero a letto erano le ventuno e trenta: erano passate esattamente dodici ore da quando avevano rimesso piede a casa loro, e si sentivano piĆ¹ stanchi di quando erano partiti per quel week-end. 

Enzo pensĆ² che tutto sommato Angela lā€™avesse presa bene, soprattutto in considerazione del fatto che praticamente tutta la roba rubata era sua. A lui avevano rubato solo un paio di vecchi orologi che non metteva piĆ¹. E poi Angela era sempre stata un poā€™ ossessionata da tutto ciĆ² che riguardava la sicurezza della casa. E quindi, Enzo lo sapeva benissimo, se i sistemi di sicurezza del loro appartamento lasciavano molto a desiderare la colpa era tutta sua, che invece era decisamente molto piĆ¹ rilassato sullā€™argomento. Lā€™unica colpa di Angela, eventualmente, era quella di non aver insistito abbastanza con lui per lā€™installazione di un sistema di allarme, o almeno di fermi alle persiane, e di non averlo fatto soltanto per non sentirsi trattare da paranoica da Enzo. Ora i fatti le avevano dato pienamente ragione e, ciĆ² nonostante, la ragazza aveva saputo resistere alla tentazione di inveire contro il compagno che tanto, lei lo sapeva benissimo, si stava giĆ  rimproverando da solo sullā€™argomento. 

Enzo si stiracchiĆ² e sbadigliĆ², forse un poā€™ troppo rumorosamente, nel tentativo di recuperare il mancato riposo. AllungĆ² una mano per cingere i fianchi della sua donna e poi disse piano:

ā€œSai cosa mi viene in mente in queste situazioni? Che sono proprio contento di tutti i soldi che abbiamo speso in viaggi e vacanze. Quelli sono gli unici investimenti che nessuno ci potrĆ  mai portare via! Se chiudo gli occhi e ripenso a questa estate in Turchia, mi sembra di possedere ancora intatti i tesori piĆ¹ preziosi di questa terra.ā€

Angela gli strinse dolcemente la mano con cui la cingeva. In fondo Enzo aveva ragione, ma le dispiaceva ugualmente che le avessero portato via i suoi gioielli, e con essi tanti cari ricordi. Ma lui non avrebbe capito. Per lui erano solo pezzi di metallo luccicante. Sorrise senza dir nulla e chiuse gli occhi.

Enzo restĆ² ancora un poā€™ a fissare il soffitto nella penombra della stanza. Il pensiero che poche ore prima piedi sconosciuti avessero calcato il pavimento di quella stessa stanza, che mani ignote avessero frugato avide nei loro cassetti e che occhi malintenzionati avessero vagato in giro in quellā€™appartamento, soffermandosi con cupidigia sugli oggetti di quella camera, era ancora vivo nella sua mente e, indubbiamente, dava fastidio anche a lui. Poi si disse:

ā€œAlla fine, meglio questo guaio, che una disgrazia in famigliaā€ 

Si ricordĆ² della frase che aveva sentenziato ad Angela solo pochi minuti prima, e si addormentĆ² con le immagini meravigliose della moschea blu di Istanbul e delle bianche vasche calcaree di Pamukkale negli occhi.

***

Stavolta erano in tre. Si avvicinarono alla palazzina intorno alle tre di notte, vestiti di scuro e calzando silenziose scarpe di feltro. Non cā€™era luna, e nessuno li avrebbe potuti vedere attraversare il grande campo arato da poco. Incredibilmente, il terreno arrivava fin quasi sotto il balcone della casa che due di loro avevano giĆ  visitato la notte prima. Il capo si issĆ² senza far rumore sul muretto di cinta della palazzina e si accertĆ² che non ci fosse nessuno in vista. Dopo qualche istante fece un cenno con la mano agli altri e scavalcĆ² facilmente il facile ostacolo. Stavolta non sarebbe stato necessario forzare la finestra, anche perchĆ© quella sera gli abitanti dellā€™appartamento erano in casa e li avrebbero sentiti. Per entrare, quella sera, sarebbe bastata la copia della chiave dellā€™appartamento che erano riusciti a far fabbricare con il calco che avevano preso la sera prima. Gli era andata proprio bene, non cā€™era nulla da dire. Erano anche riusciti a procurarsi un poā€™ di refurtiva tradizionale che, oltre a deviare i sospetti dal reale scopo di quellā€™azione, non guastava mai. E poi avevano trovato facilmente una chiave dellā€™appartamento, candidamente appesa accanto alla porta dā€™ingresso. Ne avevano preso due calchi, per precauzione, e poi lā€™avevano rimessa al suo posto. 

CosƬ quella sera sarebbero entrati dalla porta principale. Il capo fece scattare la serratura con mano esperta, praticamente senza far rumore e cosƬ lui, la ragazza ed il tecnico entrarono in casa senza problemi. La ragazza estrasse i due contenitori metallici dalla borsa e ruotĆ² lentamente i loro tappi di un quarto di giro. Era il momento piĆ¹ pericoloso. Con un sibilo sordo una sottile nebbiolina rosa cominciĆ² a fuoriuscire dalle due bombolette. Grazie alle sue scarpe silenziose, la donna avanzĆ² indisturbata nel corridoio, raggiunse la camera da letto e depose i due contenitori poco oltre la soglia della stanza. Se uno di quei due si fosse svegliato proprio allora, i tre si sarebbero trovati in guai seri. Ma per loro fortuna questo non era mai successo in tanti mesi di attivitĆ . GuardĆ² lā€™orologio e ritornĆ² nellā€™ingresso con gli altri ad attendere. Il capo lā€™interrogĆ² con lo sguardo e lei annuƬ per comunicare che tutto era andato secondo i piani. Si udƬ un leggero lamento dalla camera da letto, ed i tre tesero istintivamente le orecchie, ma il lamento non ebbe seguito. 

Passarono tre minuti. La nebbiolina rosa continuava a diffondersi nella camera da letto, e il suo livello saliva pian piano. Ce ne vollero altri cinque perchĆ© tutto il letto ed i suoi occupanti ne fossero sommersi, ed i tre ne attesero altri due perchĆ© il gas facesse effetto. Se non avessero preso le pastiglie di antidoto poche ore prima, probabilmente anche loro, pur essendo abbastanza distanti dal letto e decisamente piĆ¹ in alto del livello del gas, avrebbero giĆ  cominciato a risentire degli effetti soporiferi di quella magica nebbiolina rosa. CosƬ, invece, potevano muoversi liberamente nellā€™appartamento, senza il fastidio delle maschere antigas. 

Erano passati poco piĆ¹ di dieci minuti da quando erano entrati nellā€™appartamento. Tutto procedeva secondo i piani. Sempre senza far rumore, ma decisamente piĆ¹ tranquilli, i tre entrarono nella camera da letto. Ormai soltanto i vicini potevano sentirli. 

Il tecnico si inginocchiĆ² ai piedi del letto, di fianco ad Enzo, ed aprƬ la sua valigetta. Uno schermo a cristalli liquidi si illuminĆ² di colori brillanti e lui cominciĆ² a digitare qualcosa sulla tastiera. Dopo pochi secondi, alzĆ² lo sguardo verso la ragazza e questa lo raggiunse. Lui le porse due contatti a ventosa, e la ragazza li applicĆ² con cura alle tempie di Enzo. Poi le porse due contatti a braccialetto e lei li strinse ai polsi del giovane addormentato. Il tecnico le fece un cenno deciso con la testa e lei si allontanĆ². Sempre restando accovacciato, lā€™uomo cominciĆ² ad utilizzare la tastiera per esplorare la mente del dormiente. Era come se stesse ricercando, con i tasti di avanzamento e riavvolgimento, una scena precisa di un film. 

ā€œSperiamo che i ricordi di questo tipo siano in buono statoā€ pensĆ² tra sĆ© ā€œquesto sembra essere proprio del materiale interessante.ā€

Dā€™un tratto sullo schermo comparve lā€™immagine di una moschea con sei minareti. Lā€™uomo tirĆ² via le mani dalla tastiera e guardĆ² lo schermo con un sorriso di soddisfazione, voltandosi un attimo a raccogliere la muta approvazione degli altri due. BattĆ© ancora sui tasti e vide apparire lā€™immagine di una strada affollata su entrambi i lati da tavolini colorati, che riconobbe immediatamente come Kumkapi, la famosa via dei ristoranti di pesce di Istanbul. BattĆ© ancora sullo stesso tasto e vide la coda bianca e rossa di un grosso aereo fermo sulla pista di un aeroporto, e sul timone lā€™immagine stilizzata di un airone in volo, il simbolo della Turkish Airline. AprƬ la custodia di un CD-ROM vergine e lo infilĆ² nellā€™apposita feritoia nella valigetta prima di avviare la registrazione.

Il capo guardĆ² lā€™orologio e disse in un sussurro:

ā€œCi vorrĆ  almeno un quarto dā€™ora come al solito. Tu resta qui e assicurati che tutto fili liscio, mentre noi cominciamo a cercare foto e filmati.ā€

Fu piĆ¹ facile del previsto. Enzo ci teneva ad ā€œarchiviareā€ le sue vacanze, e le foto erano tutte in un album insieme a tanti altri documenti che testimoniavano la loro avventura turca: biglietti dā€™aereo e di musei, monete, cartine geografiche, dĆ©pliant, etichette di bottiglie, e tutto ciĆ² che lui ed Angela avevano diligentemente raccolto durante i meravigliosi quindici giorni che avevano passato in Turchia. Non vi erano perĆ² CD con filmati del viaggio. Non era un grosso problema, visto che i ricordi registrati non avrebbero fatto alcun riferimento a film e telecamere. Forse il pacchetto da offrire sarebbe stato meno ricco, ma lā€™importante era che fosse coerente. Una breve scorsa alle foto mostrĆ² poi che la maggior parte ritraeva solo paesaggi, senza nessuno dei due protagonisti, e quindi sarebbero state utilizzabili senza alcun ritocco. Il lavoro di modifica al computer per la sostituzione dei protagonisti sarebbe stato necessario soltanto per pochissime foto su un totale di oltre duecento. Quello in corso si stava dimostrando davvero un colpo semplice e fruttuoso.

Il tecnico stava guardando le ultime immagini di quella vacanza scorrere sul suo video. Enzo e Angela stavano per prendere lā€™aereo che li avrebbe riportati a casa. Appena furono a bordo bloccĆ² la registrazione. Quel sistema era un vero prodigio! I ricordi di un uomo potevano essere registrati su di un comune CD, riproducibile in infinite copie, e potevano poi venire installati nella mente di centinaia di altri uomini, che non avrebbero potuto distinguerli dai propri ricordi reali. Cā€™era una sola, piccola limitazione che aveva impedito una diffusione commerciale di questo prodigio: lā€™operazione cancellava i ricordi dalla mente del donatore. La cancellazione non era totale, ma tale appariva alla parte cosciente del cervello di coloro che si erano sottoposti alla sperimentazione. Immagini di quei ricordi potevano in seguito comparire nei sogni, ma non venivano riconosciute come esperienze realmente vissute. Eppure, quella labile traccia lasciata dalla cancellazione era qualcosa di potenzialmente ancora piĆ¹ micidiale, ed aveva avuto effetti devastanti in alcune cavie umane nel corso degli esperimenti. Quando infatti, nel tentativo di ripristinare i ricordi cancellati, gli scienziati avevano provato a reinstallare i ricordi scomparsi nella stessa mente dalla quale erano stati prelevati, qualcosa non aveva funzionato, e quegli uomini erano irreversibilmente impazziti. Nessuno avrebbe rinunciato spontaneamente ai propri ricordi, e quindi il metodo non aveva alcuna possibilitĆ  di diffusione. Le uniche applicazioni reali, che avevano permesso di conservare intatte le esperienze di due scienziati sovietici ormai prossimi alla morte, erano state vissute come una sorta di sacrificio estremo. 

Ma la malavita non si era lasciata sfuggire lā€™opportunitĆ  di sfruttare quellā€™occasione. Erano nati cosƬ i ladri di ricordi, in grado di offrire pacchetti vacanze, completi di foto e filmati, ad un decimo del prezzo reale di quel viaggio. Ed i risultati, per chi li utilizzava, erano cosƬ reali che essi stessi stentavano a credere di non aver realmente partecipato in prima persona a quelle esperienze. Chi non aveva tempo o denaro per vacanze esotiche o addirittura aveva paura di visitare Paesi instabili e tumultuosi, aveva scoperto che utilizzando ciĆ² che questi criminali potevano offrire loro, potevano sentirsi altrettanto soddisfatti di chi aveva le risorse e il coraggio di partecipare davvero a questi viaggi costosi, e cosƬ questo era diventato un buon affare per la mafia.

La registrazione dei ricordi di Angela richiese qualche minuto in piĆ¹, probabilmente perchĆ© la sua mente aveva raccolto piĆ¹ dati. Dopo quarantacinque minuti dallā€™ingresso in quella casa, i tre avevano completato la loro missione. Eliminarono accuratamente ogni traccia del loro passaggio, richiusero a chiave la porta, e dopo cinque minuti erano giĆ  in viaggio verso il laboratorio.

***

La sveglia suonĆ² alle sei e venticinque come tutte le mattine. Enzo la fermĆ², baciĆ² Angela, e si diresse verso il bagno per radersi. Lā€™aspettava unā€™altra settimana difficile, lo sapeva. Il week-end non era andato come aveva sperato, eppure quella notte aveva dormito benissimo e profondamente ed ora si sentiva pronto per il lavoro. Lui ed Angela avevano davanti ancora diversi mesi di lavoro, eppure chissĆ  come mai, la sua mente stava giĆ  pensando alle prossime vacanze estive. Dove gli sarebbe piaciuto andare? Non aveva ancora idee precise in proposito. Forse in un luogo alquanto esotico ma non troppo distante. Dā€™un tratto, mentre usciva dal bagno ed incrociava Angela che entrava, quasi senza pensarci le disse:

ā€œTesoro, che ne dici se le prossime vacanze le passiamo in Turchia? Dicono che sia una terra bellissima!ā€


Comments

  1. Liked the story in general. Really liked the reveal.
    The translation was pretty good.
    "He reached out to cup his woman's hips and then said softly:" is an excellent line. Wish i wrote that.

    ReplyDelete

Post a Comment